FABIO LOCATI
E' il motore della "Machine", palpito primordiale e stile anglosassone, uno di quelli di cui "si è perso lo stampo" come direbbero i suoi coscritti della Guerra di Crimea. Quattro quarti maiuscoli come scelta di vita, una maturazione musicale nel (micro) solco di John Bonham e Ian Paice sotto l'occhio paterno e benevolo dell'impareggiabile Lorenzetti e con la fraterna complicità dei fratelli Maranza. Cotanta discendenza artistica non è però sufficiente a spiegare l'originalità dell'ispirazione del Maestro locati soprattutto nelle stecche di cui rivendica orgogliosamente l'esclusiva paternità e sulle quali riesce a glissare con il sorriso lubrificante del top manager; ma si sa, stecche e tamburi sono l'essenza ultima della batteria ed il lubrificante l'essenza prima del top manager. In buona sostanza: stecche, tamburi e PELLE, quella pelle percossa con tanto vigore da lasciar intendere alle migliori intenditrici che le buone maniere si riconoscono anche da un colpo assestato con cura.
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